Con il romanzo Tutti cattivi (1981) ho sfidato un ambiente come quello del Luna Park, per definizione cupo e crepuscolare. Questa sorta di artificiale paese dei balocchi è però fotografato non già nel suo sfarzo di smalti colorati, ma nelle macchine e negli unti ingranaggi che lo fanno funzionare, nascosti sotto i pavimenti di latta. Protagonista è Giustino, proprietario di giostre. Il ritratto che ho voluto fare di lui e di quelli che gli girano intorno (a cominciare da un incongruo maestro elementare e da sua figlia, una simpatica e dispettosa ragazzina), mette in scena un'umanità che vive nel fondo di una regressione. Giustino, di questa regressione, è per metà vittima e per metà complice. Vorrebbe uscire da quel mondo di giochi e faccione dondolanti, che per lui è come l'utero materno, un rifugio contro le paure, ma nulla di tutto ciò che sta fuori gli fa venire voglia di evadere dalla sua chiassosa prigione. Finché incontra appunto Esmeralda, un piccolo demone che gli scombussola la vita.