È sottile il filo che lega i dodici racconti di Uomini d’Irlanda: è poco più di una sensazione, penetrante e diffusa, un’atmosfera malinconica che scandisce vicende assai diverse tra loro eppure tutte accomunate dall’incombere di un destino, a volte già riconosciuto, altre volte solo presagito. Ognuno dei protagonisti porta con sé la percezione chiara di un sussulto, breve e terribile, che ne scardina l’esistenza. Spesso si tratta di un lutto, magari lontano nel tempo ma non ancora elaborato. Ma può anche essere un appuntamento misterioso con un uomo sconosciuto, o soltanto l’inaspettato incontro con un volto familiare in una piccola via di Parigi, dopo anni di silenzio e di lontananza. William Trevor costruisce, attraverso i suoi personaggi, un piccolo labirinto irlandese che assomiglia moltissimo a quello delle esistenze degli esseri umani di tutte le latitudini.