Nel cuore di questo romanzo dorme una bomba a orologeria di nome Belinda, la ragazza bionda di 17 anni consegnata al fratellastro Mète perché la custodisca. Nello scenario di una Roma asfissiante sono loro gli “sfiorati”, giovanissimi eroi di una generazione che ha avuto ogni cosa senza possederla veramente, che ha visto tutto senza capire nulla: lo sperpero, il ballo, il caos allo stato fluido e puro, le rincorse metropolitane, il televisore perennemente acceso che lancia i suoi riflessi azzurri in stanze piene di fumo. Sandro Veronesi mette in campo i suoi sbandati fratelli minori, ne fissa il carattere fuggevole e volubile e ne accelera il destino fino alla distruzione della loro ambigua innocenza. “Belinda è il centro d’attrazione del romanzo, perché al centro del romanzo c’è il desiderio. Un desiderio proibito e continuamente rimandato, come ogni desiderio erotico che si rispetti. Un desiderio che invoca la trasgressione, e infatti Belinda è la sorellastra del protagonista. Belinda è inafferrabile oltre che desiderata, perché tale è la sua natura: l’inafferrabilità, la fuggevolezza, la non appartenenza, la ‘schiumevolezza’.” Dalla postfazione di Raffaele La Capria