Se nell’individualismo si insiste a vedere la resa al basso istinto dell’egoismo e della rapina, il relativismo e il nichilismo sarebbero addirittura il cancro dell’Occidente. Le accuse, dunque, sono delle più gravi. Ma sono esse anche sostenibili e ben fondate? Individualismo si oppone ad altruismo o piuttosto al collettivismo? E non è nei gorghi della teoria e della pratica del collettivismo che vennero e vengono travolte libertà, dignità e responsabilità delle singole persone? Se, poi, con relativismo si intende la constatazione empirica di un pluralismo di concezioni etiche che, prive di una fondazione razionale ultima e definitiva, sfidano la nostra libertà e la nostra responsabilità, questo relativismo è la fisiologia o la patologia dell’Occidente? Certo, non ogni accezione del concetto di nichilismo è razionalmente sostenibile, ma se per nichilismo si dovesse intendere la raggiunta (o, meglio, riconquistata) consapevolezza relativa all’inconsistenza razionale di presunti “assoluti terrestri” (filosofie della storia, antropologie filosofiche, ecc.) costruiti con mani umane, questo nichilismo è una posizione razionalmente insostenibile o è in grado di resistere anche alle critiche più severe? È proprio vero che esso rappresenta un pericolo per la società aperta o addirittura per la fede cristiana? Ovvero le cose stanno ben diversamente? Ebbene, è proprio su questi nevralgici interrogativi che vertono le considerazioni proposte da Dario Antiseri nel presente volume.