L’abuso della ragione è un classico della metodologia delle scienze sociali, un’opera nella quale Hayek mostra le ragioni e le conseguenze non solo epistemologiche ma anche etiche e politiche dell’individualismo metodologico, una prospettiva che si oppone e che scardina la tradizione del collettivismo metodologico, dove si reificano, si fanno diventare res, i concetti collettivi (lo ‘Stato’, il ‘partito’, la ‘classe’, il ‘popolo’, ecc.) con l’inevitabile conseguenza di politiche liberticide. La concezione collettivistica è un funesto impasto di scientismo, costruttivismo e storicismo. Hayek la analizza in profondità e dettagliatamente negli scritti di Saint-Simon, in quelli di Comte, nel nefasto influsso dell’Ecole Polytechnique e, infine, in Hegel. E se nella società prefigurata da Saint-Simon «chiunque non ubbidisca ai comandi sarà trattato dagli altri come un quadrupede», da Hegel e Comte scaturisce, per Hayek, «la principale fonte di quella hybris collettivistica che aspira a una ‘direzione cosciente’ di tutte le forze della società» – la fonte, in breve, del totalitarismo nazifascista e del totalitarismo comunista.