Oggetto fuori d’Italia di «una venerazione forse sconosciuta agli italiani», la vicenda del Cimitero acattolico romano, la cui origine risale a circa tre secoli fa, merita di essere approfondita per più aspetti. Sotto il profilo della storia della città di Roma, capitale del papato, che ospitò tale singolare realtà all’interno delle proprie mura, ma anche sotto quello della storia delle relazioni della Santa Sede con i paesi protestanti e del rapporto tra la Chiesa e gli “eretici” che in sempre maggior numero e con sempre più spiccata disinvoltura presero a visitare la penisola e l’Urbe. Scopo di questo volume – basato su una ricca ricerca d’archivio che non trascura le fonti dell’Inquisizione romana – è non solo quello di ampliare, ma anche di contestualizzare l’analisi, di correggere inesattezze e leggende, di cercare di definire tanti aspetti poco chiari. Il sepolcreto ai piedi della Piramide di Caio Cestio si sviluppò quale realtà sostanzialmente abusiva che poté imporsi con la “connivenza” delle autorità romane. Come avvenne tutto questo? Quando fu che gli stranieri protestanti morti nell’Urbe poterono essere sepolti ai piedi della Piramide di Caio Cestio? Quale il contesto che ne consentì la creazione e perché la Santa Sede permise tutto ciò? Quale il rapporto tra questo cimitero e quello ebraico o quello degli «impenitenti» al Muro Torto e quale con il moderno cimitero del Verano? E ancora, quali sono le differenze tra questo sepolcreto e altre analoghe aree sepolcrali in Italia e fuori dalla penisola? Lo studio del sepolcreto della comunità protestante romana diviene una chiave per entrare nel meccanismo del potere papale, ma ci dice anche di molte altre cose.