«Possiamo parlare di interessi propriamente religiosi (definiti ancora in termini generici) quando, accanto alle domande magiche che sempre sussistono, almeno in certe classi, fa la sua comparsa anche una domanda propriamente ideologica, vale a dire l’aspettativa di un messaggio sistematico capace di conferire un senso unitario alla vita, proponendo ai propri destinatari privilegiati una visione coerente del mondo e dell’esistenza umana e dando loro i mezzi per realizzare l’integrazione sistematica della loro condotta quotidiana, quindi capace di fornire loro delle giustificazioni del fatto di esistere come esistono, ovvero in una posizione sociale determinata. Se ci sono delle funzioni sociali della religione e se, di conseguenza, la religione è passibile di analisi sociologica, è perché i laici non si aspettano – o non solamente – delle giustificazioni di esistere atte a strapparli dall’angoscia esistenziale della contingenza e dell’abbandono, oppure alla miseria biologica, alla malattia, alla sofferenza o alla morte, ma anche e soprattutto delle giustificazioni sociali di esistere come occupanti di una posizione determinata nella struttura sociale» (Pierre Bourdieu, 1930-2002).