«Penelope Lively conosce alla perfezione la geografia dell’animo.»
People
«Una scrittura dalla grande profondità emotiva.»
The Times
«Una penetrante capacità di cogliere i più intimi legami famigliari e tra i sessi.»
The Times Literary Supplement
«Una raffinata narratrice.»
Mail on Sunday
Maria ha undici anni, è figlia unica e vive in un mondo tutto suo. Saggia e sensibile, non si sente molto a suo agio con i grandi, in genere preferisce parlare con le cose, gli animali o le piante. È tempo di vacanze estive e la casa vittoriana sul mare, nel Dorset, che i genitori hanno affittato per qualche settimana, l’affascina moltissimo. E ancora di più la colpisce la storia che le racconta la padrona di casa, quella di Harriet, una bambina vissuta lì intorno alla metà dell’Ottocento. Maria trova alcune tracce lasciate dalla bambina: disegni di fossili in un libro e un imparaticcio ricamato quando aveva dieci anni. Però, perché tra le tante foto disseminate per la casa non ce ne sono di Harriet da adulta? Che cosa può esserle successo? Il destino di Harriet diventa così un’ossessione per Maria, sospesa fra la suggestione del luogo e gli strani segnali che percepisce (il cigolio di un’altalena, i guaiti di un cane misterioso che sente solo lei...) Ma anche il presente le riserva qualche sorpresa: conosce un ragazzino, Martin, come lei in vacanza a Lyme Regis. Insieme vivono avventure che hanno il sapore dolce ed eccitante delle prime scoperte, e come spesso accade in certe estati speciali, Maria finisce per accorgersi che qualcosa dentro di lei sta cambiando, che i suoi fantasmi stanno per lasciarla...
«I romanzi della Lively rispecchiano sempre l’ironia che la vita concede alle persone che sanno guardare altrove.»
Publishers Weekly
«Penelope Lively sa cogliere perfettamente ciò che si nasconde sotto la superficie della vita delle persone.»
The Scotsman
«Penelope Lively scrive così bene, assaporando ogni singola parola.»
The Daily Telegraph
«Penelope Lively si conferma bravissima, capace di emozioni forti, durature, pervasive, nonostante la scrittura elegantissima.»
D di Repubblica