Il piacere è il primo romanzo di D’Annunzio, e l’opera che sancisce definitivamente la sua consacrazione nel panorama letterario italiano. Sullo sfondo di una Roma umbertina salottiera e mondana si snodano le vicende del conte Andrea Sperelli, un uomo raffinato, privo di senso morale, amante dell’arte e del bello, infaticabile seduttore e costantemente alla ricerca di piaceri perversi. Combattuto tra Elena, l’amante sensuale e amorale, e la più spirituale Maria, non riesce a trovare un equilibrio interiore, troppo debole per contrastare la propria natura languida e malinconica. Ma Sperelli non è semplicemente il protagonista di un romanzo: incarna piuttosto uno stile di vita, un modello estetizzante, un’ambizione superomistica che mira a “far della propria vita un’opera d’arte” (e dietro il quale emerge in controluce il profilo dello stesso D’Annunzio, che proprio in quegli stessi anni frequentava assiduamente l’ambiente dei salotti romani). Primo esempio di personaggio decadente della letteratura italiana, ne riassume tutte le caratteristiche: inquietudine, languidezza, ricerca del piacere e dell’attimo perfetto, egotismo narcisistico, mutevolezza d’animo. A tutto questo il protagonista affianca anche una sorta di insoddisfazione, un vuoto interiore che nulla riesce a colmare, e una dichiarata amoralità. Sperelli-D’Annunzio diviene così il simbolo e lo specchio della smania di grandezza della piccola borghesia ottocentesca, con la sua velleitaria ricerca del successo sociale e mondano.