Perché, oggi, un elogio della politica? Una risposta viene dalla parola classica e dalla parola biblica: nella loro irriducibile diversità, esse resistono alla modernità deteriore, che della “politica”, quale condizione e destino dell’uomo, ha perduto il senso alto, a volte tragico, ma sempre incombente e necessario. La politica è dell’uomo perché l’uomo è della polis: il luogo dove – con difficoltà e bellezza – prendono forma i linguaggi, le funzioni e gli interessi di tutti. Sul tema, nei suoi aspetti infiniti e conflittuali, si interrogano otto interpreti del nostro tempo, in dialogo con i testi antichi qui riuniti in un’antologia che va dall’Antico Testamento agli apologeti cristiani, da Omero a Virgilio, da Platone e Aristotele ad Agostino.