Ignorato, cacciato o attaccato dai maggiori mass media del nostro paese, Marco Travaglio si è ugualmente guadagnato la fama di ottimo giornalista, libero e indipendente. Nei suoi articoli e nei suoi libri tiene viva la memoria di un passato che i nostri potenti rimuovono e dimenticano con facilità sospetta, cambiando opinione e posizione con assoluta disinvoltura, nascondendo montagne di scheletri negli armadi, impermeabili al senso del ridicolo. È tenacemente fedele ad alcuni principi elementari del vivere civile - a cominciare dalla difesa della legalità e delle istituzioni e delle forme democratiche. E in Italia questo è già sufficiente per essere bollati come pericolosi estremisti. Di più, Marco Travaglio esibisce il talento di un grande scrittore satirico: la sua rubrica Bananas, apparsa sull'«Unità», è uno scintillante esercizio di invenzioni e di intelligenza, dove la parola - plasmata fino al limite del virtuosismo - diventa un'arma infallibile, ma anche il trampolino per una implacabile critica della realtà. Sulla scia del suo maestro Indro Montanelli e di un altro modello come Fortebraccio, Travaglio è anche un autentico scrittore, un maestro in una delle arti più difficili: far ridere, anche se con una punta di feroce amarezza.