Nella borsa di Roberto Calvi c’è un TESORO. Conteso da tutti. Il Vaticano vuole assolutamente entrare in possesso di quelle carte compromettenti, qui rivelate PER LA PRIMA VOLTA al pubblico insieme alla corrispondenza intercorsa tra alti prelati romani, politici e boss della malavita. Un intreccio sbalorditivo che anticipa molto di quanto accaduto a Roma con l’inchiesta “MAFIA CAPITALE”. MARIO ALMERIGHI, il magistrato che ha avviato l’inchiesta sulla ricettazione della borsa di Roberto Calvi, il banchiere morto nel 1982, racconta che cosa ha scoperto e fa vedere le carte finora rimaste nei cassetti. il loro contenuto è sconvolgente, basti leggere la lettera in cui il boss GIULIO LENA, collegato alla banda della Magliana, chiede al segretario di stato AGOSTINO CASAROLI di riavere quel Miliardo e 200 milioni di lire anticipati per l’acquisto dei documenti contenuti nella borsa di Calvi, con cui il banchiere voleva ricattare la Santa sede. Mai si era avuta una prova tanto lampante di come il mondo della MALAVITA incroci quello, apparentemente così lontano, della Chiesa. Calvi è stato stritolato da poteri troppo forti in cui si sovrappongono politica internazionale, riciclo di denaro sporco, speculazioni finanziarie, commerci illeciti. i soldi concessi al vaticano per sostenere Solidarność e la chiesa in varie parti del mondo, in nome della LOTTA AL COMUNISMO, il “banchiere di Dio” non li riavrà mai. E quelli gestiti per conto della mafia tramite lo Ior non potrà più restituirli. Per lui non c’è scampo. Almerighi ci fa capire come sono andate le cose, anche se la verità giudiziaria ancora una volta rimarrà in sospeso. Per l’omicidio Calvi NESSUNO è stato finora condannato.