La luna e i falò (1950), l'ultimo romanzo di Cesare Pavese, è dedicato all'amata Constance Dowling ed è evidentemente intriso di elementi autobiografici. Il protagonista, soprannominato Anguilla, narra in prima persona la propria esistenza e quella di chi gli è accanto. Conoscendo solo la vita nei campi egli sente a quarant'anni la necessità di allargare i propri orizzonti. Viaggiare non lo fa però stare meglio, anzi si convince che la sua vita si sia risolta in un fallimento. La luna del titolo è una sorta di metafora che segna la relazione tra cielo e terra. I falò, accesi di notte durante le feste contadine, rappresentano invece il legame con l'infanzia e l'adolescenza.
Cesare Pavese, nato nel 1908, è tutt'oggi considerato uno degli scrittori chiave del Novecento italiano. Intellettuale arguto e poeta fine ha affiancato all'attività di scrittore anche quella di traduttore e insegnante di inglese. Dal 1934 comincia la fruttuosa collaborazione con l'Einaudi, dirigendo per un anno "La Cultura" e curando la sezione di etnologia. L'anno successivo è però arrestato e condannato a tre anni di confino per antifascismo. Nel dopoguerra si iscrive al Partito comunista e collabora con L'Unità. Scrive inoltre diversi racconti che verranno pubblicati postumi. La conoscenza e l'amore non corrisposto nei confronti di Constance Dowling aggravano irrimediabilmente la depressione di cui già è affetto. A Constance lo scrittore dedica il romanzo La luna e i falò e gli struggenti versi di Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Il 27 agosto del 1950, in una camera dell'albergo Roma di Torino, Pavese si toglie la vita. Tra le sue opere qui ricordiamo Paesi tuoi, La casa in collina e la raccolta poetica Lavorare stanca.