Originariamente pubblicato negli Stati Uniti nel 2006, Motel Life ha segnato l’esordio nella narrativa di Willy Vlautin, al tempo già un rinomato musicista. Da allora il romanzo è stato tradotto in più di dieci lingue, è stato paragonato alla produzione di autori quali John Steinbeck, Raymond Carver, John Fante e Denis Johnson, e ha fatto guadagnare all’autore l’appellativo di Dylan dei vagabondi. Due fratelli in viaggio lungo le strade del Nevada, tra città in rovina e anime in pena, cercano rifugio in desolati motel che sono insieme simbolo di deriva esistenziale e di conforto dal peso di sentirsi costantemente in trappola. Frank, narratore nato, e Jerry Lee, un talento per il disegno, hanno un’inclinazione naturale per le decisioni sbagliate, e scappano dopo il mortale incidente automobilistico causato da Jerry Lee. È una fuga in cerca di redenzione, segnata dal senso di colpa quanto dal desiderio di libertà, riscatto, comprensione. Con la loro storia, Willy Vlautin si fa portavoce degli emarginati, dei feriti, degli uomini soli, nobilitando i personaggi più umili con il suo sguardo compassionevole e la sua scrittura “piena di tenerezza, verità e vita” (Guillermo Arriaga). Dal romanzo è stato tratto il film The Motel Life (2012), diretto dai fratelli Alan e Gabe Polsky, con protagonisti Emile Hirsch e Stephen Dorff.