A Enon, vicino a Boston, Charlie Crosby conduce una vita tranquilla. Dipinge lo steccato, cammina nei boschi con la figlia Kate, contempla la bellezza della moglie Susan. Un giorno però irrompe, crudele, insensata, terribile, la tragedia. In un piovoso pomeriggio di settembre che annuncia la fine dell’estate, mentre sta rientrando in auto dopo una passeggiata nei boschi, Charlie riceve una telefonata di Susan. Con la voce spezzata dal dolore, la moglie gli dice che un automobilista ha travolto Kate mentre tornava in bici dalla spiaggia, e che tutto è stato così rapido, inevitabile e assurdo che i soccorsi si sono rivelati inutili. La fine della ragazza lascia macigni pesanti sul cuore di Charlie. Susan cerca di reagire, di non soccombere alla sofferenza, ma Charlie cede di schianto. Sembrerebbe tutto perduto per l’ultimo dei Crosby, tutto precipitato nell’abisso della disperazione. Tuttavia, da qualche parte è ancora all’opera la semplicità salvifica della natura e del mondo. «Uno straordinario seguito del romanzo d’esordio del vincitore del Premio Pulitzer… La prosa di Harding è imbevuta… di una tradizione visionaria che riecheggia Blake, Rilke, Emerson e Thoreau». The New Yorker Hanno detto de L’ultimo inverno: «La forza evocativa de L’ultimo inverno è struggente: il romanzo è così forte nel descrivere personaggi, luoghi, emozioni, persino il vento, da far sentire il lettore al centro della scena». Susanna Nirenstein, la Repubblica «“La mia scrittura ha connotazioni pastorali e una alta densità musicale: se fallisce rischio di ottenere qualcosa di ornamentale, persino triviale. Ciò che inseguo, invece, è quella eticità del bello cara a Keats”: così lo scrittore americano riflette sul suo esordio». Francesca Borrelli, il manifesto «Un libro pieno di aneddoti e che si legge con l'avidità… ma che va al di là di ciò che di solito sostiene un romanzo. Ed è un collante di carattere religioso che riconduce tutto quanto a un atto di affermazione ultima sopra il dissolversi delle esistenze, e delle defezioni e diserzioni, di cui si racconta». Luigi Sampietro, Il Sole 24 Ore