«In giro c'era la solita frenesia, appena rallentata dal caldo sospeso nell'aria come una colata di metallo fuso. Non sarebbe stata una fine della settimana come le altre, quella: c'era il Carmine, quella settimana. C'era la festa, la festa dell'estate e del caldo, la festa della Madonna Bruna e delle grazie chieste e ricevute, la festa delle danze in piazza e dell'incendio del Campanile».
Il romanzo dell'infedeltà.
Immersa nel caldo torrido di luglio e nei preparativi per una delle feste piú amate, la città è sospesa tra cielo e inferno. Quando un notissimo chirurgo cade dalla finestra del suo ufficio, per Ricciardi e Maione inizia una indagine che li porterà nel cuore dei sentimenti e delle passioni piú tenaci e sconvolgenti. Infedeltà e tradimento sembrano connessi in modo inestricabile alla gioia rara dell'amore. Troppo per non rimanerne toccati. Il dubbio e l'incertezza si fanno strada sempre piú nell'animo dei due investigatori, messi di fronte ai lati oscuri dell'anima. Sono le donne della loro vita a reclamare attenzione. La difficoltà di Ricciardi di abbandonarsi all'amore spinge verso inconsueti approdi l'intrepida Enrica e fa osare passi azzardati alla bellissima Livia, mentre per Maione la stessa felicità familiare sembra compromessa. Maurizio de Giovanni mette in scena con superba maestria, nel suo romanzo di piú ampio respiro, una galleria di personaggi e ambienti diversissimi, antichi mestieri coltivati e tramandati come religioni accanto a quartieri malfamati e interni borghesi troppo tranquilli. Angeliche, infernali e appassionate, sui destini di ciascuno volano le note di una delle piú belle canzoni mai scritte a Napoli, mentre tutto rischia di precipitare nell'abisso. Perché «il caldo, quello vero, viene dall'inferno».
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«I numerosi personaggi sono cosí credibili nelle loro debolezze, desideri e ipocrisie da moltiplicare il numero dei possibili colpevoli lasciando intatta la suspense».
Corrado Augias
«Il commissario Ricciardi, coi suoi occhi verdi, da angelo oppure da demone, costretti a vedere ciò che gli altri - i vivi - possono evitare, si muove ai margini di un confine. Noi abbiamo il privilegio, o la condanna, di condividere la sua stessa visione».
Donato Carrisi
«De Giovanni mi ha catapultato per tutta l'estate nella Napoli degli anni Trenta insieme col suo commissario Ricciardi, di cui mi sono segretamente innamorata».
Serena Dandini
«Servendosi del suo investigatore come di un esploratore delle trame del dolore, de Giovanni inscena una poderosa commedia umana che ricorda i Comandamenti di Viviani e le "cantate" di Eduardo».
Giancarlo De Cataldo