“Esistono poeti nati – Pasternak”: bastano poche parole a Marina Cvetaeva per ritrarre indelebilmente l’autore del Dottor Živago, romanzo dal successo “fragoroso” (A. M. Ripellino). “Un’opera che scrivo solo per la mia anima,” confidò il poeta in una lettera alla cugina Ol’ga Freidenberg, e che diventerà, invece, un caso letterario mondiale e uno dei libri più rappresentativi del Novecento. Un romanzo dal respiro epico, sintesi della visione di Pasternak della storia russa, e colmo dei temi e delle esperienze che hanno ispirato la sua poesia, esito di un percorso cominciato nella composizione musicale. La sua caratteristica più evidente è la struttura in prosa e in versi; la sua conclusione è affidata alle poesie di Jurij Živago raccolte in un quaderno che i suoi amici, Gordon e Dudorov, sfogliano “in una quieta serata estiva”, seduti “accanto a una finestra aperta sull’immensa Mosca serale”. Poesie che non sono una mera appendice, ma la luce che richiama e rischiara l’esistenza del protagonista, come se l’intera narrazione costituisse la biografia del loro autore, l’introduzione all’opera di Jurij Živago, medico e poeta. E sono, soprattutto, l’estremo frutto della creatività di Boris Pasternak, “poeta stupendo, oltremarino” (V. Majakovskij). Anche la vita è soltanto un attimo, soltanto un dissolversi di noi in tutti gli altri, quasi un dono loro offerto. Solo una festa di nozze che dal basso irrompe dentro le finestre, solo una canzone, solo un sogno, solo un colombo cilestrino.