Una telefonata con Primo Levi by Stefano Bartezzaghi

Una telefonata con Primo Levi

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Description

«Deve essere un telefono che funziona, il libro scritto». Questa frase, che pronunciò durante una conversazione radiofonica, non è che uno dei sintomi dell'interesse di Primo Levi per la comunicazione umana. Nulla di ciò che si può dire linguistico era estraneo all'acuto sguardo del chimico scrittore: etimologie e giochi enigmistici (come palindromi e rebus); gerghi di laboratorio e di Lager; macchine poetiche e reti di computer immaginate da Levi anzitempo.
Nelle opere e nei suoi incontri con altri scrittori (diretti, indiretti o immaginari: Bartezzaghi ne inventa anche uno con David Foster Wallace), il Levi linguista e semiologo è quello che si interessa ai modi in cui possiamo dare senso a ciò che senso non ha, esprimere ciò che non si può, scalare l'impervio.

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«A written book must be a telephone that works». This sentence, spoken during a radio conversation, is just one symptom of Primo Levi's interest in human communication. No linguistic phenomenon escaped the chemist-writer's searching gaze: etymologies and word games (such as palindromes and rebuses); laboratory jargon and concentration-camp slang; poetry-writing machines and computer networks imagined by Levi before their time.
In his writings and in his encounters with other writers (direct, indirect or imaginary: Bartezzaghi invents one with David Foster Wallace), Levi the linguist and semiologist is always fascinated by the ways we can give meaning to the meaningless, express the inexpressible, scale the impassable.

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