Da qui all'eternità by James Jones

Da qui all'eternità

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A sessant’anni dalla prima edizione, Da qui all’eternità è al tempo stesso un classico della letteratura americana e un romanzo ancora magnifico e vitalissimo. E finalmente quello che è stato tra i più grandi successi letterari del Novecento può essere letto in versione integrale, senza le censure che lo avevano martoriato all’epoca del Maccartismo privandolo delle scene e dei dialoghi più realistici della vita militare, del linguaggio osceno e dei dettagliati quadri della repressione sessuale dei soldati, per i quali c’erano solo i bordelli oppure le esperienze omosessuali («Almeno mi faccio un paio di bicchieri e tiro fuori l’uccello», spiega il soldato Maggio in una scena censurata). Non solo: la versione integrale ci dice che pari attenzione era stata posta a rimuovere i passaggi pruriginosi anche dal punto di vista politico, come i brani dedicati al pacifismo della classe operaia del Midwest, quella che forniva la massa delle truppe di fanteria. È il 1941 nella base di Schofield sull’isola hawaiana di Oahu, poco prima dell’attacco a Pearl Harbor. I protagonisti sono due soldati dalla testa dura: Robert Prewitt, un trombettiere di talento ed ex pugile deciso a non salire più sul ring, e Milton Warden, un sergente di ferro, cinico e beffardo ma dotato di un suo personale senso di giustizia. Al centro delle vicende dei due protagonisti e dei loro comprimari – il piccolo e indistruttibile Maggio, italoamericano di Brooklyn; il caporale Bloom e il suo dramma di essere ebreo; i due vitali ma malinconici omosessuali Hal e Tommy; l’intellettuale e filosofo sempre in carcere Jack Malloy – vi sono le relazioni di Warden e Prewitt, tra loro e con le loro donne: Karen, la moglie del capitano Holmes, fragile e alla disperata ricerca di essere amata; e Lorene, la prostituta determinata a diventare un giorno, altrove, una donna e una moglie rispettabile. James Jones – come Steinbeck, la cui Valle dell’Eden apparve l’anno successivo – sostiene il suo grintoso realismo narrativo con un possente impianto mitologico. Sono assenti i grandi eroi dei film di guerra degli anni Quaranta e gli epici campi di battaglia. Si spara solo alla fine, la mattina del 7 dicembre 1941 dai tetti della caserma contro gli Zero dei Japs. Il lettore sprofonda invece tra uomini decaduti sullo sfondo del paradiso hawaiano: bordelli stipati nel giorno di paga, gioco d’azzardo, razzismo, violenza verbale, fisica, psichica, sessuale, fino alle torture della Palizzata, il carcere militare. James Jones scrisse un romanzo migliore di quello che fu pubblicato da Scribner’s nel 1951. La presente edizione, basata sul manoscritto conservato presso l’Università dell’Illinois e sulle lettere di protesta di Jones, ripristina il testo originale che l’autore tentò a tutti i costi di difendere.

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