«Io non ho mai aspirato a essere un grande viaggiatore. Sono stato, più semplicemente, un giovane tipico del mio tempo: si viaggiava perché ci veniva naturale farlo. Sono contento di averlo fatto quando viaggiare era un piacere». L’euforia asciutta, l’esuberanza irrefrenabile, l’astrale snobismo del giovane Evelyn Waugh, insolente e rapace globe-trotter, nel libro dove raccolse tutto ciò che desiderava conservare dei quaderni di viaggi scritti fra il 1929 e il 1936.