I posti di lavoro improduttivi “ostacolano la creazione di posti produttivi e perciò impediscono a molti giovani di trovare un impiego”. La “solidarietà falsa” è quella “erogata con modalità che causano minori investimenti, maggiore inflazione, minore crescita, costi per le generazioni future”, mentre il Trattato di Maastricht “non pone limiti alla possibilità di erogare solidarietà vera: dare ad alcuni oggi togliendo ad altri oggi, non togliendo alle generazioni future”. “Se respingiamo l’idea di voler competere” con i Paesi più produttivi “perché non siamo disposti a inseguire troppo l’efficienza a scapito della solidarietà, senza volerlo prepariamo l’Italia a un futuro di disoccupazione”. Ma non occorre abbandonare i valori profondi della nostra società: “basta affidarne l’attuazione a strumenti che non ostacolino troppo l’efficienza del sistema produttivo”. Queste frasi provengono da articoli scritti da Mario Monti per il “Corriere della Sera” nel 1993, ma potrebbero essere utilizzate per spiegare la sua azione attuale di presidente del Consiglio. Derivano infatti da una visione generale – quella dell’“economia sociale di mercato” – che ha sempre guidato il pensiero e l’azione di Monti: da economista, da commissario europeo, da tecnico chiamato a fermare la corsa dell’Italia (e dell’Europa) verso l’abisso della crisi. Questo libro – che raccoglie gli interventi più significativi di Monti dal gennaio 1992 alla presentazione del decreto “salva-Italia” nel dicembre 2011, preceduti da un’intervista con Federico Fubini realizzata per l’occasione – mostra dunque le origini e le motivazioni di un pensiero economico e di un’azione di governo e ne presenta le linee guida: la flessibilità, la concorrenza sui mercati, la necessità di non finanziare con il debito le spese correnti, il dovere civile di pensare ai giovani, ai non tutelati, alle generazioni future. In più, dal crollo della lira nel 1992 all’esplosione della presente crisi mondiale, diventa una storia in diretta degli ultimi vent’anni, attraverso lo sguardo acutissimo di un osservatore d’eccezione.