Nella vita familiare i pasti hanno un significato tanto socio-educativo quanto psicologico-diagnostico assai rilevante. A tavola infatti meglio che in qualsiasi altra occasione sono favoriti lo scambio e il confronto affettivo e intellettuale in famiglia; e quando preparati con cura e amore i pranzi contribuiscono a creare un’atmosfera di calore e benessere. D’altra parte mangiare assieme costituisce l’ambito in cui si manifesta con maggiore evidenza lo stato di salute psico-emotivo del nucleo familiare, e in caso di conflitti la tavola diventa lo specchio dei rapporti. I genitori, che sono i principali responsabili del buon clima in famiglia e della corretta alimentazione dei figli, non dovrebbero perciò sottrarsi al loro ruolo di guida e indirizzo e al loro compito di trasmettere valori; i bambini e i ragazzi del resto hanno il diritto di essere rispettati e ascoltati come persone con una propria individualità, anche a tavola. Appunto perché importante momento comunitario, il pasto non dovrebbe trasformarsi in un rigido programma dietetico ma essere piuttosto un’occasione di libera espressione di gusti e sentimenti individuali. Jesper Juul, che dice di non avere ricette preconfezionate da offrire, ma solo principi che poi ognuno può adattare al proprio caso, affronta vari temi e problemi legati al cibo, con esempi, soluzioni possibili, domande utili. Si sofferma fra l’altro sul valore del tempo dedicato a cucinare per la famiglia, sul ruolo assunto da fast food e junk food, sull’importanza di coinvolgere i bambini fin da piccoli nell’esperienza di crescita del far da mangiare, sulle buone maniere a tavola, sul comportamento da tenere con i bambini al ristorante. E infine sui conflitti, con i casi di bambini schizzinosi, o che non mangiano niente, o che rifiutano certi alimenti, o che hanno problemi di sovrappeso, riconoscendo sempre anche ai più capricciosi piccoli commensali la capacità cognitiva di esprimere un giudizio sulle cose degno in ogni caso di considerazione e comprensione.