Elias Portolu by Grazia Deledda

Elias Portolu

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"Elias Portolu" si evolve intorno alla figura di Elias, secondo dei tre fratelli Portolu, di Nuoro. Tornato da un periodo di reclusione in un penitenziario "del continente", il giovane Elias, maturato spiritualmente e intellettualmente, è pervaso dal desiderio di iniziare una vita nuova, lontana dalla spensieratezza del passato e della sua infanzia, lavorando nell'ovile della famiglia. Ma il gioco di sguardi con la futura cognata Maddalena, fidanzata del fratello Pietro, si rivelerà origine di un amore fatto inizialmente di complicità e desideri, che sfociano poi in una relazione adulterina.
Prete Porcheddu, sacerdote ilare ma fermamente convinto nella morale cristiana, lo induce a diventare prete, e zio Martinu Monne, vecchio pastore dal passato misterioso la cui unica ragione è quella della vita, nella sua irrazionale passionalità, lo esorta a proseguire la relazione amorosa, accettandola come inevitabilità alla quale non ci si può opporre. La scena cambia quando Maddalena resta incinta; padre di un figlio che non potrà avere, per evitare uno scandalo, Elias assume la ferma decisione di prendere i voti. In questa tensione morale si verifica un'ulteriore tragedia: Pietro muore per un'infiammazione ai reni. Quando il bambino nasce, viene riconosciuto come figlio di Pietro, ormai defunto. Ma a questo punto Elias è sul punto di ricevere gli ordini. Tre giorni prima della cerimonia, Maddalena chiama a sè Elias e lo prega di sposarla dichiarandosi padre del Bambino.

Maria Grazia Cosima Deledda è nata a Nuoro, penultima di sei figli, in una famiglia benestante, il 27 settembre 1871. E’ stata la seconda donna a vincere il Premio Nobel per la letteratura, nel 1926. Morirà a Roma, all'età di 64 anni, il 15 agosto 1936.
La narrativa della Deledda si basa su forti vicende d'amore, di dolore e di morte sulle quali aleggia il senso del peccato, della colpa, e la coscienza di una inevitabile fatalità. È stata ipotizzata una somiglianza con il verismo di Giovanni Verga ma, a volte, anche con il decadentismo di Gabriele D'Annunzio, oltre alla scrittura di Lev Nikolaevic Tolstoj e di Honoré de Balzac di cui tra l'altro la Deledda tradusse in italiano l'Eugenia Grandet. Tuttavia la Deledda esprime una scrittura personale che affonda le sue radici nella conoscenza della cultura e della tradizione sarda, in particolare della Barbagia.

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