C'è una lunga stagione della storia italiana in cui forze sotterranee e occulte si sono di volta in volta incrociate, sommate o scontrate con le forze visibili della politica, della economia, della società in una guerra segreta tra l'Occidente e il blocco comunista. Una guerra a bassa intensità, non ortodossa, non convenzionale, che però ha provocato tantissime vittime e ha inquinato per sempre la vita della nostra Repubblica. Oggi questa guerra è fnita, ma la verità resta indicibile. E i processi - piazza Fontana, piazza della Loggia, Italicus, Gladio, P2 - si chiudono e si riaprono, senza quasi mai poter accertare in via defnitiva i colpevoli. Due generazioni di magistrati si sono spesi a cercare questa verità. E sono sempre stati misteriosamente fermati poco prima di svelarla. Eppure, le loro sentenze hanno dimostrato che, senza l'ombra dei servizi e le coperture internazionali, non una delle stragi italiane sarebbe stata commessa e, se commessa, non sarebbe potuta rimanere impunita. E che solo guardandole tutte insieme se ne può capire il senso. Perché il Grande Vecchio altro non è che un network di poteri criminali che ha fortemente limitato la sovranità della nostra democrazia e che ha nutrito, al di là degli obiettivi iniziali, quella cultura della illegalità che, ancora oggi, detta legge in Italia.