Immaginiamo che in un pomeriggio qualunque cinque fra i più grandi attori d'Italia - Giorgio Albertazzi, Adriana Asti, Glauco Mauri, Paolo Poli e Paolo Villaggio - si ritrovino in teatro per una prova e, nell'attesa del regista che ha avuto un contrattempo, si mettano a chiacchierare un po' di tutto, attingendo all'incommensurabile tesoro di ricordi, conoscenze, esperienze accumulato in tanti anni. Così, in quella sala che profuma di teatro, ovvero di legno e umanità, scaturiscono rifl essioni illuminanti sul nostro passato. Per permetterci di seguirle, coglierne le sfumature e i contrasti, Magda Poli le ha montate per temi, dalla Chiesa (Poli:"Per me è stata un'alternativa al Fascismo e ai Balilla") al Dopoguerra (Villaggio: "L'Italia era distrutta, ma era fi nita la dittatura di quel pelato che però non aveva la tinta e la finta crescita di questo"), dalle Donne (Asti: "Non mi piacciono se sono tutte uguali") ai Comunisti (Albertazzi: "Non ne ho mai visto uno ridere né sorridere"), passando per la Lingua italiana (Mauri: "Compassione, una delle parole più belle perché siamo tutti nella stessa barca"), le Letture (Poli: "Brani dell'Ariosto, brani del Tasso, tutto sbranato"), i Giornalisti (Asti, ragazza terribile: "Una volta ho mandato a un giornalista un pacco di cacca di cavallo") e l'Omosessualità (Villaggio: "Al Liceo Doria c'era solo un ragazzo che aveva avuto il coraggio di dire: 'Sono omosessuale'.