Tutto è cominciato in una giornata di primavera, con una farfalla che svolazzava in un giardino inglese e un ragazzino di circa dodici anni che, affascinato da quell'essere perfetto, ha iniziato a interrogarsi sulle somiglianze e sulle differenze tra quella farfalla e un essere umano, visto che entrambi si muovono, reagiscono agli stimoli e, di fatto, sono vivi. Ebbene, a mezzo secolo di distanza, dopo una vita trascorsa in laboratorio e un Nobel per la medicina, quel ragazzino non è ancora certo di aver trovato una risposta esaustiva.
Per il biologo cellulare Paul Nurse, infatti, chiedersi che cosa vuol dire essere vivi è una delle domande più difficili che qualsiasi scienziato e umanista possa porsi, poiché l'articolata diversità della natura rende davvero ardua l'elaborazione di una teoria univoca. D'altro canto, però, la ricerca scientifica nel corso dei secoli ha dimostrato che la vita per come noi la conosciamo segue regole condivise da tutti gli organismi, semplici e complessi - che si tratti di un singolo batterio o di una balenottera azzurra - ed è riconducibile a cinque principi essenziali: la cellula, il gene, l'evoluzione per selezione naturale, la vita come chimica e la vita come informazione. Tuttavia, la vita sul nostro pianeta non smette di rivelare la sua straordinaria e misteriosa varietà. Questo significa che le sfide per tentare di migliorare il destino dell'umanità e di capire meglio i meccanismi all'origine dell'albero genealogico condiviso da tutti i viventi - farfalle, lieviti, esseri umani e così via - sono tutt'altro che terminate.
Che cosa è la vita? ci invita a preservare e, innanzitutto, a comprendere la meravigliosa interconnessione che unisce nel profondo gli organismi del pianeta, vera chiave per tutelare la vita e superare le difficoltà che l'umanità si trova oggi a fronteggiare, dalla pandemia al cambiamento climatico, dalla crisi alimentare al declino della biodiversità.