Nella primavera del 1672, il grande filosofo e matematico tedesco Leibniz arrivò a Parigi per un improbabile incarico diplomatico, che ben presto venne abbandonato. Ma a Parigi, Leibniz poté stringere amicizia con due dei piú grandi filosofi del periodo, Antoine Arnauld e Nicolas Malebranche. Il confronto fra questi tre uomini eccezionali avrebbe prodotto effetti radicali, non solo per la filosofia leibniziana, ma anche e soprattutto per lo sviluppo del pensiero filosofico e religioso moderno.
Nonostante l'enorme differenza fra le loro personalità e prospettive teoriche, i tre pensatori si diedero infatti un obiettivo comune: risolvere il problema del male nel mondo.
Perché, in un mondo creato da un Dio onnipotente, infinitamente saggio, buono e giusto, esistono il peccato e la sofferenza? Perché alle persone buone capitano disgrazie e la fortuna arride ai malvagi? Cercando di risolvere questo enigma, Leibniz e i suoi colleghi francesi giunsero a conclusioni contrapposte circa l'essenza di Dio e lo scopo del suo agire. Cos'è piú importante, si chiedevano i tre filosofi, la saggezza o il potere di Dio? E che rapporto sussiste tra fortuna in questo mondo e salvezza ultraterrena?
Questo libro ricostruisce la storia di uno scontro tra visioni del mondo totalmente diverse, che ebbe al suo centro lo stretto rapporto di tre menti superiori, nutrito di mutuo rispetto ma anche di litigi, furore e indignazione. Ciò che emerse dalle loro conversazioni fu una vera e propria rifondazione moderna dei piú antichi problemi filosofici.
In queste pagine acute e coinvolgenti, Steven Nadler riporta in vita un dibattito straordinario, che ossessionò i suoi protagonisti, indusse a prendere posizione gli intellettuali di mezza Europa, e continua a improntare il nostro modo di pensare a Dio, alla morale e al senso del mondo.