«Ho frugato i cespugli della terra e ne sono uscite le Bestie dello Zodiaco, allora ho inseguito le Bestie come in una caccia» – scrive Max Jacob in epigrafe a questo libretto. Il suo spirito estroso e pungente, che aleggiava come quello di un angelo beffardo sulla Parigi del dada e del surrealismo, riporta un ricco bottino da questa caccia: un manualetto di astrologia maneggevolissimo e preciso (scritto in collaborazione con l’astrologo Valence), dove per ogni segno, dopo gli elenchi delle varie qualità e difetti caratteristici (oltre che delle «corrispondenze» del segno in ogni ambito della realtà, dai sapori ai profumi alle pietre preziose), seguono come esempi viventi i ritratti delle singole Dame dei Segni. E sono ogni volta racconti leggeri e penetranti, affettuosi e acidi: ognuno reca l’impronta di un segno dello Zodiaco su persone che Jacob sa descrivere con tale familiarità da farcele sembrare vecchie conoscenze non solo sue ma nostre. Non c’è dubbio, poi, che questo libro sfugga a un vizio comune di tanti manuali di astrologia: quello di assommare troppe Virtù nei ritratti dei vari nativi, fino a stemperare le differenze. In Jacob, al contrario, vediamo che un soffio di invincibile misoginia (forse per eccesso di comprensione?) lo spinge a sottolineare, se mai, più i vizi che le Virtù delle sue Dame. Così, con calibrata frivolezza e una certa sorniona malizia, Jacob non ci offre soltanto un variegato Zodiaco femminile ma un indiretto autoritratto di Max-Jacob-fra-le-donne.