L’interpretazione del verbo essere è come una costante che attraversa tutto il pensiero linguistico dell’Occidente sin dalle prime opere di Aristotele. E nel suo dipanarsi si intreccia con la filosofia, la metafisica, la logica e perfino con la matematica, tanto che Bertrand Russell considerava il verbo essere una disgrazia per l’umanità. Andrea Moro ricostruisce questa storia: dalla Grecia classica, attraverso i duelli tra maestri della logica nel Medioevo e le rivoluzioni seicentesche, fino al Novecento, quando la linguistica diventa un modello propulsivo per le neuroscienze. Il verbo essere penetra nel pensiero linguistico moderno portando scandalo e, come un cavallo di Troia, insinua elementi di disturbo tali da indurci a ripensare dalla radice la più fondamentale delle strutture del linguaggio umano: la frase.È una ricerca appassionante, quella di Moro, che giunge a scoprire una formula tale da risolvere l’anomalia delle frasi copulari – suscitando così nuove domande, sul linguaggio come sulla struttura della mente.