«Credo di non essere la persona più adatta a scrivere un libro sulla speranza: per me, il proverbiale bicchiere non solo è mezzo vuoto, ma con buona certezza contiene un liquido disgustoso e potenzialmente letale. La filosofia di alcuni è ‘mangia, bevi, sii contento, perché domani si muore’, quella di altri, a me senza dubbio più congeniali, è ‘domani si muore’». Eppure, sostiene il grande critico inglese Terry Eagleton, può davvero sperare proprio chi non è ottimista. L’autentica speranza non è allegria, non è idealismo: essa nasce da un coraggioso confronto con le difficoltà della vita, con le tragedie della storia. Solo questo confronto può portare la salvezza. E la riflessione cristiana – cui è dedicata una parte importante di questo libro – è fra i capisaldi di questo pensiero. Anche Shakespeare lo è; e Benjamin, e naturalmente Marx. Erudito e colloquiale al contempo, Terry Eagleton offre in questo saggio un esempio fulgido di come si possa coniugare profondità filosofica, vastità d’interessi e capacità di coinvolgere il lettore in un corpo a corpo, duro e fecondo, con sé stesso e con le proprie più radicate convinzioni. Un libro di sterminata intelligenza, capace di informare e commuovere, di piantare il seme di una speranza – sofferta ma vibrante – nelle macerie della modernità.