Alice ha vent'anni. Ha sette tatuaggi e tredici piercing. È innamorata
di un ragazzo che sembra essere improvvisamente svanito nel nulla.
Non si separa mai da un vecchio giubbotto di pelle su cui ha cucito una bandiera americana, e da certi sformati anfibi dell'esercito russo. Il suo lavoro in un call center dal nome Call Me se n'è appena volato via, in qualche città dell'India lontanissima.
Alice prende un antidolorifico ogni volta che lo prende sua madre, perseguitata dal mal di schiena e incapace di smettere di seguire le televendite. Alice non riesce a rifiutare la cocaina. Alice fa dei sogni immensi – di folle immense e cieli immensi, di massacri di disperati colpevoli solo di voler venire a lavorare in Italia.
E in questi sogni, al suo fianco, c'è sempre Gesù. Che la guarda e non dice nulla, non fa nulla, eppure sembra volere qualcosa
da lei. È quasi Natale. In un'epoca in cui il raffinato cinismo sembra essere l'unico strumento intellettuale per comprendere il presente, in una società malata che sembra aver dimenticato Dio se non per invocarlo a sostegno delle proprie ridicole tesi, arriva impetuoso questo romanzo di Edoardo Nesi, che ha il coraggio e la forza di raccontare la nostra storia più semplice e antica, e lo fa con la voce di un personaggio indimenticabile, Alice, che viaggia per noi nella notte fonda dei nostri desideri e delle nostre speranze
e ci rende, intatta e accecante, l'emozione immensa e antica di ritrovarci a contatto con il Mistero più grande e meraviglioso.