Si pongono questioni non da poco nel ripercorrere le vicende del primo Medioevo, una lunga epoca di decadenza segnata in modo inequivocabile da un accentuato calo demografico. È l’epoca in cui tramonta il Mondo Antico e lentamente si forma un nuovo amalgama con i popoli barbari, con i loro modi di aggregazione sociale, le loro lingue, le loro istituzioni, i loro diritti. È un’epoca in cui si diffonde una cultura religiosa comune, il cristianesimo – già divenuto religione di Stato nell’Impero romano a partire da Teodosio – che finisce col modificare profondamente il sentire delle popolazioni. È un tempo in cui si sposta il baricentro della vita politica ed economica dal Mediterraneo verso nord e verso est e si va formando l’Europa quale noi la conosciamo. È un lungo momento storico in cui si sperimentano la nascita e la disgregazione di un nuovo impero - quello carolingio - . Si collauda il rapporto di forza fra i principi e i papi, tra Stato e Chiesa, e si determina la costruzione di un nuovo ordine sociale ed economico fondato sul sistema feudale, sulla grande proprietà terriera, sull’ereditarietà dei mestieri, sulla servitù dei contadini. Ed è anche l’epoca in cui si va definendo un’identità europea nel confronto con l’Islam, con l’Impero romano d’Oriente e con le nuove ondate di barbari che premono alle frontiere orientali. Ripercorrendo le dinamiche di un’Europa in trasformazione dopo il crollo del glorioso Impero romano, si addentra nei secoli più dissestati di tutto il Medioevo, con la crisi delle città, il diffondersi di una fame endemica, il disfacimento della rete stradale romana e il ritorno di una foresta che si riappropria dei terreni antropizzati, cercando di ripercorrere le strade che i vari popoli d’Europa hanno intrapreso per ricostruire lentamente una civiltà sulle macerie di quella caduta.