Dopo l'assassinio dell'operaio e sindacalista Rossa, Guagliardo, che aveva partecipato all'azione omicida e da subito intuí la portata della tragedia accaduta, proseguí la militanza nelle Brigate rosse, segnata da altri delitti.
Dopo l'arresto e l'abbandono dell'organizzazione si chiuse nel silenzio. Oggi accetta di parlare con fatica, e ricostruisce la trama, umanamente e socialmente dura, per molti aspetti inedita, di quell'agguato del gennaio 1979, della sua vita e di una stagione che in troppi hanno voluto nascondere.
Con i giudizi di ieri e di oggi su quel periodo di mutamenti e di violenze. Il libro diventa cosí vero libro di storia, con il ricordo soggettivo di ciò che erano realmente le Brigate rosse dentro le fabbriche, e con la ricostruzione dei percorsi che hanno portato alla scelta della lotta armata.
La narrazione appassionante e viva di Bianconi affianca, alla verità difficile e scomoda del brigatista Guagliardo, la verità assoluta delle vittime, attraverso la figura di Sabina Rossa, la figlia di Guido. Per provare a chiudere del tutto una stagione, e aprirne un'altra.
- Pronto?
- Buongiorno, vorrei parlare con Vincenzo.
Da dieci anni Vincenzo traduce libri per ciechi.
E da quasi venticinque sta in carcere, anche se adesso può uscire al mattino e rientrare in cella la sera. Durante il giorno si mette al computer e trasforma interi volumi, dei piú svariati generi, in ipertesti leggibili dai non vedenti.
I movimenti lenti, gli occhiali dalla montatura leggera, i baffi imbiancati e i pochi capelli rimasti gli dànno un'aria da pensionato disilluso, che si fa compagnia con sigarette e caffè.
***
«Servono tante voci per ricomporre il mosaico degli anni Settanta. Gli ex terroristi restano una fonte importante, se trattata con rigore e cautela, come fa Bianconi».
Benedetta Tobagi, «la Repubblica»
«Giovanni Bianconi, giornalista del «Corriere della Sera», ha scritto un libro, Il brigatista e l'operaio. L'omicidio di Guido Rossa, che potrebbe aiutare anche chi nulla sa e fargli capire come fu arduo superare quell'infame stagione della nostra storia nazionale inzuppata di sangue innocente che pesa ancora oggi (...) «Una tragedia operaia» avrebbe potuto avere per titolo il libro. Non era mai accaduto neppure in quegli anni infuocati: operai che uccidono operai. Il serio, documentato, angosciante saggio di Bianconi è anche un tentantivo di scavare nella psicologia - la rottura con il mondo degli affetti, la solitudine - e nella cultura politica dei terroristi. Va al di là dell'appassionato bisogno di verità di una figlia che in tutti questi anni si è prodigata per conoscere nel profondo le ragioni di quella morte e ha voluto saperlo dall'assassino di suo padre».
Corrado Stajano, «Corriere della Sera»
«Ai bei romanzi che esprimono verità storiche ci siamo abituati. Più insoliti sono i saggi che, senza inventare o romanzare, accendono la partecipazione e le emozioni di una tragedia. In questo libro interessante, il giornalista Giovanni Bianconi racconta, con sobrietà e senza inutili forzature narrative, le vite parallele del terrorista delle Br Vincenzo Guagliardo e di Sabina Rossa, figlia dell'operaio Guido Rossa, assassinato a Genova nel 1979 da un commando di cui Guagliardo faceva parte(...) Chi legge non può fare a meno di chiedersi: come avrei agito in tutta questa storia tragica? È l'impatto, forse, dello spirito di Guido Rossa che è sempre presente attraverso i suoi scritti in questo ammirevole, commovente racconto».
Frederika Randall, «The Nation»