L’orazione sulla dignità dell’uomo è uno dei testi simbolo dell’Umanesimo rinascimentale e viene spesso considerato il “manifesto” della nuova visione dell’uomo e della sua libertà. Il giovane filosofo Pico della Mirandola scrisse l’orazione come introduzione a una disputa pubblica che avrebbe dovuto svolgersi a Roma nel 1487, basata su 900 tesi filosofiche e teologiche da lui elaborate. L’orazione non venne mai pronunciata per le polemiche che ne seguirono, ma rimase come un testo autonomo di enorme influenza. Al centro del discorso vi è l’idea che Dio ha posto l’uomo al centro del creato, senza una natura fissa e predeterminata, a differenza degli altri esseri viventi. All’uomo è data la libertà di plasmare se stesso, di elevarsi verso il divino o di decadere verso il bestiale, in base alle proprie scelte. L’opera celebra quindi la dignità umana come possibilità di crescita spirituale e intellettuale, esaltando la conoscenza, la filosofia e la religione come vie per realizzare la propria natura più alta. Pico unisce in una sintesi originale elementi della tradizione cristiana, del platonismo, dell’aristotelismo, della cabala e della filosofia araba, mostrando l’ampiezza e l’eclettismo della sua visione. Testo breve ma potentissimo, L’orazione sulla dignità dell’uomo rappresenta uno dei vertici del pensiero rinascimentale e un inno alla libertà, alla responsabilità e alla grandezza dell’essere umano.