L’impero carolingio (753-877) fu la prima grande entità politica sorta in Europa dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente che avesse l’aspirazione a rinnovarne l’eredità almeno spirituale: non per nulla, infatti, Carlo Magno, che di quell’impero fu il massimo promotore e custode, nella notte di Natale dell’anno 800 venne incoronato da papa Leone III «imperatore dei Romani». Lo studio dell’impero carolingio come realtà economica, piuttosto che politica, è giustificato, nell’analisi di Verhulst, dalla decisa ingerenza dell’autorità anche in questo campo, e dalle stesse caratteristiche economiche della sua crescita. Contro lo stereotipo corrente, secondo cui quella carolingia fu un’economia statica, nella quale prevalevano, spento ogni commercio, le attività puramente agrarie volte all’autoconsumo, Verhulst invece non solo evidenzia quanto le radici rurali della società carolingia fossero diversificate, ma ne sottolinea l’importanza per l’artigianato, l’industria e il commercio. La conclusione è che, nonostante esiti inevitabilmente disomogenei nelle varie regioni dell’impero, il periodo fu nel complesso di chiara espansione economica, in accordo del resto con la contemporanea fioritura culturale della cosiddetta “rinascita carolingia”. Lo studio analizza aspetti quali il paesaggio, gli stanziamenti, la demografia, la produzione e le tecniche agricole, la produzione artigianale e industriale, l’organizzazione e le direzioni del commercio, il denaro e i movimenti dei prezzi, ricostruendo un quadro mosso e variegato, lontano dall’immagine statica che di quel periodo si è soliti avere.