Negli ultimi decenni, le mafie, «nel loro incessante processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti, hanno implementato la capacità relazionale sostituendo l’uso della violenza, sempre più residuale, con strategie di silenziosa infiltrazione e con azioni corruttive e intimidatorie». Secondo la Direzione investigativa antimafia (Dia) «oggi, le mafie preferiscono rivolgere le proprie attenzioni ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando della disponibilità di ingenti capitali accumulati con le tradizionali attività illecite». Non siamo più in presenza di clan scarsamente competenti, come li avevamo immaginati, ma di organizzazioni in grado di districarsi tra i meandri della finanza creativa e speculativa, grazie anche a hacker e pirati informatici sempre più funzionali alle logiche imprenditoriali e finanziarie della ’ndrangheta, una delle organizzazioni criminali più ricche e potenti.