2017, Upfield Common, Surrey. Il bambino sta cominciando a piangere. Kim ha impiegato ore per farlo addormentare. È una sera afosa di mezza estate e sono le undici. Dovrebbe essere fuori con gli amici. Invece è in tuta con i capelli legati a origliare il pianto del nipote. È diventata madre molto giovane, Kim, ma Tallulah, sua figlia, di anni ne ha appena diciannove e anche lei ha diritto di divertirsi un po’. Perciò quando le ha chiesto di tenere Noah, perché lei e Zach potessero passare un po’ di tempo da soli, non si è sentita di dirle no. I ragazzi, però, non sono ancora tornati e la sera è diventata notte e poi è sbiadita nell’alba. Kim ha un brutto presentimento. Tallulah è sparita, Tallulah non tornerà. 2018: Sophie vuole fare due passi attorno alla scuola di cui il suo fidanzato è stato nominato preside, la Maypole House. Si conoscono da poco, è vero, lei e Shaun, ma ha deciso ugualmente di buttarsi in questa nuova vita con lui nel paesino pittoresco sulle colline del Surrey in cui si sono appena trasferiti. Dovrà riempire le giornate mentre Shaun è in classe ed è decisa a esplorare i dintorni in cerca, perché no, di un’ispirazione per il suo prossimo romanzo. Appena uscita dal cottage, tuttavia, il suo sguardo cade su un pezzo di cartone inchiodato a una staccionata: scavare qui. Un tuffo al cuore e una sensazione di forte déjà-vu: dove ha già visto quella scritta? Una misteriosa sparizione, una grande dimora disabitata, la disperazione di una madre sono al centro del nuovo romanzo di Lisa Jewell, che illumina, sullo sfondo della provincia inglese con i suoi rancori e segreti, l’insondabile mistero dell’adolescenza e al contempo la forza ostinata dei legami familiari. «Nessuno racconta meglio di Lisa Jewell: i suoi sono personaggi autentici, racchiusi in pagine di una suspense pazzesca. La adoro». Lee Child «Avvincente e di grande soddisfazione. Vi commuoverà». The Guardian «Una Jewell al massimo della forma». Publishers Weekly «Un romanzo che intreccia con maestria linee narrative e punti di vista molteplici». marie claire