“Se ogni figlio fosse visto come un individuo unico, provvisto di potenzialità proprie e al quale offrire il massimo per aiutarlo a svilupparsi nella sua direzione, la questione del sesso perderebbe automaticamente importanza.” Nel 1973 sugli scaffali delle librerie italiane arrivò un piccolo libro: un saggio agile e dalla scrittura vivace destinato a scuotere convinzioni radicate da tempo immemore nelle menti di genitori ed educatori, facendo vacillare ogni certezza circa le “attitudini innate” normalmente attribuite ai maschi e alle femmine – un’attribuzione che era tutta “a sfavore del sesso femminile”. A cinquant’anni di distanza da quella prima uscita, il libro di Elena Gianini Belotti mantiene intatto tutto il suo valore, e il suo messaggio continua a essere necessario. Rileggere Dalla parte delle bambine ci aiuta a ricordare come la cultura alla quale apparteniamo si serve di tutti i mezzi a sua disposizione per ottenere dagli individui dei due sessi il comportamento più adeguato ai valori che le preme conservare e trasmettere: fra questi anche il mito della “naturale” superiorità maschile contrapposta alla “naturale” inferiorità femminile. L’operazione da compiere dunque “non è quella di tentare di formare le bambine a immagine e somiglianza dei maschi, ma di restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso cui appartiene”. “Quando un testo scritto cinquant’anni fa dialoga con la cronaca del presente due conclusioni si possono trarre. La prima: è un testo fondamentale. La seconda: non è cambiato poi molto da allora.” Concita De Gregorio