“Questo libro è stato concepito per non piacere a nessuno”. Così Camille Paglia, sociologa e saggista di fama internazionale, commentava gli intenti e il riscontro dei lettori statunitensi nei confronti di Sexual Personae (1990). Opera completata all’inizio degli anni ’80 e rifiutata più volte prima della pubblicazione, Sexual Personae si rivela una ricca esplorazione letteraria e artistica sul rapporto fra sessualità, arte e rappresentazione. Dalla penna di autori come Shakespeare, Goethe, Balzac, Byron, Wilde e Dickinson alle tele di artisti rinascimentali e moderni, Paglia affronta il tema della potenza libidica e delle sue espressioni attingendo all’immaginario pagano dell’antica Grecia, alla mitologia e all’astrologia. Non mancano, d’altra parte, concetti filosofici e psicoanalitici che fanno da guida nel discorrere del maschile e del femminile in quanto principi: Apollo e Dioniso per come intesi da Friedrich Nietzsche da un lato, la fase fallica freudiana e gli archetipi più celebri discussi da Jung dall’altro, per fare solo due esempi. Una riflessione complessa e densa come quella fornita da Paglia ci aiuta nell’inquadrare l’intera cultura occidentale come ‘fallo-logo-centrica’, in cui vampiri e pizie, androgini, veneri e molte altre creature, leggendarie o materialmente esistenti nel mondo delle immagini e della letteratura, testimoniano la presenza di un Caos ancestrale, in risposta a cui figure antinomiche e strutture di repressione simbolica prendono corpo.