Consolare: trovare conforto insieme, cercare di condividere la sofferenza di qualcuno o di sopportare meglio la nostra. È un’esperienza che accompagna tutti, donne e uomini, da sempre. Ma se un tempo si contava sull’aiuto delle promesse religiose o delle convinzioni filosofiche, oggi ci ritroviamo sempre più muti e inermi, e sempre più soli.
Da questa esperienza comune di spaesamento, paura, solitudine di fronte al dolore, portata ancor più a fior di pelle dalla pandemia, parte Michael Ignatieff, storico di fama internazionale, per chiedersi se sia possibile imparare qualcosa dalle ricerche di consolazione del passato.
Oggi che il mondo ha smarrito i significati profondamente radicati nelle tradizioni religiose, che il premio della consolazione ha perso ogni attrattiva per una cultura che insegue il successo, è possibile trovare affinità e suggestioni in quei vissuti così lontani e così dolorosamente simili ai nostri? Trovare parole antiche e nuove per ciò che sembra non avere più parole?
La risposta di Ignatieff è questa serie di ritratti, disposti in ordine storico, dedicati ciascuno a un personaggio che, trovandosi in condizione estreme, si è rivolto alle tradizioni che aveva ereditato per cercare consolazione: dagli autori dei Salmi, da Giobbe e san Paolo, passando per le lacrime di Cicerone e la depressione di Hume, il balsamo della filosofia, dell’arte, della musica, fino ad arrivare agli eroi della testimonianza civile, come Anna Achmatova o Primo Levi, e all’accudimento della dignità di una vita vicina alla fine tenacemente perseguito da Cicely Saunders, la fondatrice del Movimento Hospice.
Raccontata con il rigore dello storico ma anche e soprattutto con la verve avvincente del bravo narratore, una lunga sequela di persone ancora capaci di ispirarci oggi. «Che cosa abbiamo da imparare per questi tempi bui? Qualcosa di molto semplice: non siamo soli, e non lo siamo mai stati».