La crisi delle ideologie novecentesche, la dichiarata e presunta fine della funzione simbolica del linguaggio politico, hanno alimentato una serie di luoghi comuni: che la politica non dovesse più proporre grandi idee né occuparsi della costruzione delle identità, che lazione politica si riducesse essenzialmente a tecnica, nella migliore delle ipotesi a buona amministrazione, che la stessa dimensione politica in quanto tale fosse in qualche modo esaurita e con essa le speranze e le ambizioni connesse al progetto moderno. Siamo sicuri che sia così? O, al contrario, il ‘politico riemerge e si prende le sue vendette? La riaffermazione prepotente dei bisogni di sicurezza e di identità, il dilagare di conflitti senza regole, lemergere del populismo come compensazione della crisi di egemonia democratica sono i frutti avvelenati della spoliticizzazione contemporanea.