Turenne e Condé stanno combattendo la guerra d’Olanda; la Francia è squassata dalle rivolte dei contadini bretoni e dalla repressione di protestanti e giansenisti; il popolo rumoreggia per le tante imposte volte a sostenere lo sforzo bellico e a coprire le cifre astronomiche spese dal Re guerriero per esaltare la propria gloria... Ma il signor de La Quintinie, incaricato da Luigi XIV di prendersi cura dei frutteti e degli orti dell’edificanda reggia di Versailles, sembra saper pensare soltanto alle sue aiuole, alle sue piante, ai suoi alberi da frutto, ai suoi ortaggi. Eppure il georgico idillio del signor giardiniere è destinato a finire. Complice l’amicizia con un libellista e con un ex cortigiano che ha sposato la causa rivoluzionaria, al giardiniere del Re si apriranno gli occhi dinanzi alle pene dei contadini che vivono in miseria attorno a Versailles e degli operai analfabeti che muoiono nell’indifferenza durante la costruzione della sfarzosa reggia. L’inaudita violenza dei tempi e l’inguaribile stoltezza degli uomini riusciranno infine a fare breccia nell’indole schiva e contemplativa del signor giardiniere: all’uomo devastato dall’insensatezza del mondo non resta che lasciarsi morire, donando il corpo agli insetti e alle piante. In un sapiente equilibrio di ricostruzione storica e finzione romanzesca, Richaud ridà vita a un personaggio realmente esistito: Jean-Baptiste de La Quintinie, il giardiniere del Re Sole. E lo fa pensare e agire tra le quinte di una Versailles inedita, odorosa di terra, rorida di rugiade, fragrante di ortaggi appena colti.