«Sostenibile» qualifica un orientamento correttivo in campo economico, nelle scienze sociali, in ambito politico o nella sfera etica. Significa che il limite si trasforma da elemento frenante in punto di forza. Con il saggio di Simona Chiodo l'aggettivo fa il suo ingresso ufficiale in filosofia. Anche qui un progetto di grande respiro intende correggere un eccesso: l'abuso attuale del potere di determinazione esercitato dalla teoria sull'empiria, ossia la ridondanza e l'autoreferenzialità di una creazione teoretica, scientifica, artistica, che si vuole priva di attrito. In tale prospettiva, l'empirismo sostenibile proposto da Chiodo è un invito a rimettere al lavoro un metodo capace di abbandonare l'imperativo della coerenza interna, con i suoi esiti assoluti e irreversibili, per interrogarsi sulle condizioni alle quali possiamo agire sia ricorrendo a teorie già in nostro possesso sia in assenza di teorie, non ancora elaborate. Solo dove vige il criterio secondo cui la verità attuale di una teoria ha in sé un errore ideale che ci impegna a continue comparazioni, le cose tornano a sorprenderci. È questa promettente difettività a rendere il comparativo più sostenibile del superlativo. La chiama indirettamente in causa la celebre affermazione di Picasso: «Quando dipingo, il mio scopo è di mostrare quel che ho trovato e non quello che sto cercando». Qualcosa di più dell'umiltà della ragione, la possibilità di trovare un antidoto alle sue ricorrenti intossicazioni.