«Gli amici e i partner degli Stati Uniti e la comunità internazionale collaborino per isolare Teheran»
Hillary Clinton, Washington 12/10/2011.
«Il vero nemico è rappresentato dall'Iran. Un cambio di regime mi renderebbe immediatamente molto più ottimista» Tony Blair, Londra 09/09/11.
«Le ambizioni militari, nucleari e balistiche dell'Iran costituiscono una minaccia crescente che potrebbe condurre a un attacco preventivo contro i siti iraniani»
Nicolas Sarkozy, Parigi 31/08/11.
«Attaccarci sarebbe una follia. Potrebbe scoppiare una specie di terza guerra mondiale con effetti devastanti nella regione, ma pure in Europa»
Nasser Saghafi-Ameri, ex ambasciatore iraniano e
analista del Center for Strategic Research, Teheran 6/11/2011.
"L’Iran rappresenta ancora oggi una minaccia di primo ordine". I suoi dirigenti hanno deciso di dotarsi di un arsenale nucleare con l’obbiettivo di mantenere al potere il regime dei mullah. Il pretesto di voler sviluppare un’industria nucleare civile per rifornirsi di energia costituisce una scusa grossolana. Se è vero che gli europei hanno proposto di aiutare Teheran a costruire centrali nucleari, è anche vero che il Paese non corre alcun rischio di penuria energetica, visto che possiede 11,4% delle riserve mondiali di petrolio e il 14,8% di quelle di gas. Per questa ragione gli americani e gli israeliani hanno preso in considerazione l’opzione di un intervento militare, prima che il programma atomico iraniano venga concretamente realizzato, con l’obiettivo di abbattere quella che considerano come una dittatura religiosa espansionista. Ma il piano è lontano dall’essere facilmente compiuto, considerando anche che le esperienze irachena ed afghana non rappresentano un precedente particolarmente felice. Inoltre, l’Iran non è l’Iraq. Forte di una popolazione di 69 milioni di abitanti, esso è dotato di forze armate potenti, benchè buona parte dei loro armamenti siano obsoleti. Sopratutto poi la leadership iraniana ha tratto frutto dalle lezioni poste dagli ultimi conflitti ed ha messo a punto una strategia difensiva “asimmetrica” al fine di dissuadere un potenziale aggressore. A differenza dell’Iraq un eventuale conflitto non si svolgerebbe soltanto sul territorio iraniano, ma in tutto il Medio-Oriente. Teheran tenterebbe anche di bloccare la navigazione nel Golfo Persico, e danneggerebbe le installazioni di estrazione, compromettendo il flusso di petrolio, con lo scopo di compromettere al massimo l’economia mondiale. Attentati terroristici avrebbero sicuramente luogo in diversi Paesi. Infine, la guerra scoppiata tra Hezbollah ed Israele, nell’estate del 2006, da un esempio di quello che altri movimenti armati, sostenuti da Teheran - come Hamas - potrebbero realizzare in caso di apertura delle ostilità.