Quello di cui la natura non ha bisogno by Derek Bickerton

Quello di cui la natura non ha bisogno

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Noto per aver formulato, in parallelo a Dar­win, una teoria evoluzionistica «per sele­zione naturale», Alfred Wallace ne coglieva fin dall’inizio uno dei limiti principali: l’incapacità di spiegare perché la nostra specie abbia acquisito una mente «di gran lunga più potente» rispetto alle necessità adattative. Domanda ingombrante, a cui lo stesso Darwin tentava di rispondere ipotizzando che quella ridondanza cognitiva fosse l’esito «dell’uso continuo di un lin­guaggio perfetto». Congelato per oltre un secolo e riaffiorato solo negli ultimi anni, il «problema di Wallace» ha trovato infine una convincente soluzione in questo libro ammaliante e definitivo. Riconsiderando punti di forza e carenze delle principali teo­rie sull’argomento, Bickerton ricolloca il linguaggio nell’alveo evoluzionistico e in­dividua tre fasi decisive per il suo svilup­po: quella della generazione nel cervello di «rappresentazioni di unità simboliche», innescata dalla comunicazione dislocata necessaria per il reclutamento di alleati nel­la saprofagia conflittuale; quella della rior­ganizzazione neurale in rapporto alle sol­lecitazioni ambientali, in cui il cervello ri­disegna le proprie connessioni in modo da collegare le parole ai concetti appropriati; e quella culturale, in cui un processo di e­laborazione grammaticale sviluppa unità sintattiche elementari in altre più ampie. Bickerton riesce così ad attualizzare la ri­sposta di Darwin al «problema di Wallace», delineando un nuovo orizzonte: «Linguaggio e cognizione (almeno quegli aspetti della cognizione propri degli esseri uma­ni) sono cresciuti a partire da un’origine comune e hanno le stesse fondamenta». La locuzione «Homo sapiens loquens» sarebbe dunque molto più di un gioco di parole.

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