Ero convinta che mio padre e mio fratello fossero venuti per uccidermi e ho provato a far capire a quelli delle Nazioni Unite che temevo che qualcuno li avrebbe aiutati. Sapevo come funzionavano le cose in Arabia Saudita: mio padre avrebbe potuto corrompere le guardie perché lo lasciassero entrare. Con queste parole drammatiche, la diciottenne Rahaf ricorda il terrore di quel gennaio 2019, quando - dopo accurata pianificazione - fuggì dalla propria famiglia e dal proprio Paese d'origine. Era certa che, se l'avessero catturata e riportata a casa, sarebbe andata incontro alla morte, lo stesso destino toccato ad altre donne ribelli. Ma riuscì a salvarsi aprendo un account Twitter per lanciare un sos al mondo e chiedere asilo in Occidente. Oggi, a tre anni di distanza da quei fatti, Rahaf pubblica questo libro straordinario in cui non solo ripercorre istante per istante la pericolosissima fuga, ma si abbandona a un racconto immersivo e assolutamente inedito. Tutta la sua vita precedente fa accapponare la pelle. Cresciuta con grandi privilegi economici ma sotto lo stretto controllo dei familiari maschi - compreso il padre, che ricopre un'alta carica politica -, Rahaf ha subìto un'infanzia e un'adolescenza di maltrattamenti, oppressione e inganni. Era, del resto, la norma nel Regno del "tutto proibito" in cui le donne, fin da bambine, vivono secondo i dettami di un sistema repressivo che le affida legalmente al totale controllo dei loro guardiani. Dal disagio nell'indossare il niqab, il velo integrale che toglie l'identità, al senso di privazione per i diritti negati (le ragazze non possono andare in bicicletta per non perdere la verginità!), alle punizioni esemplari per i primi amori proibiti, peggio ancora se omosessuali, Ribelle è un documento unico sulle inaccettabili violenze e umiliazioni che ancora oggi le donne subiscono e, insieme, uno sbalorditivo esempio di tenacia femminile nella ricerca della libertà.