Ed Viesturs ha impiegato diciotto anni per raggiungere il suo Sacro Graal: arrivare senza ossigeno in cima a tutti i quattordici Ottomila, decimo uomo al mondo, quinto senza ossigeno, il primo e a oggi unico americano. Il suo motto è «raggiungere la cima è facoltativo, tornare indietro è obbligatorio» e questo spiega perché più di una volta abbia rinunciato al successo anche a poche centinaia di metri dal traguardo. In vetta senza scorciatoie racconta la sua storia: la nascita della passione per la montagna, che lo ha allontanato dalla professione di veterinario; l’esperienza di guida alpina, che gli ha insegnato il valore della sicurezza, per sé e per gli altri; la difficile strada per diventare uno scalatore professionista, lui che si guadagnava da vivere facendo il carpentiere. E, di qui, gli sforzi estenuanti, la preparazione inflessibile, le imprevedibili difficoltà affrontate per conquistare, una per una, le quattordici vette. Compresa l’ultima, l’Annapurna, il suo spettro e la sua nemesi. Un percorso fatto di vittorie, ma anche di errori che gli sono quasi costati la vita, di incontri e personaggi indimenticabili, di soccorsi e salvataggi (alcuni epici come quello sull’Everest nel 1996). Sullo sfondo, la sua filosofia della montagna, improntata a una fortissima responsabilità verso se stesso e i compagni, istinto nel fiutare le situazioni di pericolo estremo, capacità di distinguere il limite che separa il coraggio dalla sconsideratezza, la motivazione dalla follia, la perseveranza dalla cieca ambizione. Una linea impercettibile, sottile come l’aria nella Zona della Morte. E, su quella linea, Ed Viesturs è un maestro.