“Io e Leogrande andammo insieme a Genova, come occasionali telefonisti di Radio Tre, ma quando si capì che nel capoluogo ligure si stava tragicamente facendo la Storia, fummo promossi a inviati.‘Questo seme sotto la neve non ha vinto’, scrive Alessandro subito dopo Genova. ‘Anzi, schiacciato dall’irrigidimento del movimento successivo agli scontri di piazza, esso è fortemente in pericolo’.Ci aveva visto giusto, l’elenco di questioni che pone in questo saggio si sono rivelate vere. Dopo il massacro di Genova, fisico e morale, e con gli attentati dell’11 settembre, si è messa a tacere la richiesta di un mondo diverso, usando le emergenze transnazionali che hanno conferito pieni poteri al fascismo della sicurezza e del controllo. Attraverso il passaggio per la grande crisi del 2009 data da una Finanza che i no-global volevano regolamentata, siamo arrivati alla pandemia non come a un colpo di scena, ma allo sbocciare del seme della violenza di Stato e del delirio individualistico”.Dalla testimonianza di Maurizio Braucci