Devo chiederti scusa, mia piccola Eve. Devo spiegarti come ho potuto oltrepassare quel confine, il tabù supremo. Come ho potuto desiderare la mia bambina così appassionatamente. I primi anni ho combattuto il desiderio, sai? Mi limitavo a entrare in camera tua e guardarti dormire. Ero innamorato della tua innocenza, della tua tenerezza angelica. Poi, quando avevi cinque anni, un giorno piangevi forte e io non sapevo più come consolarti, e ho cominciato ad accarezzarti, Eve. Da allora non sono più riuscito a smettere. Ero penetrato in una nuova galassia di estasi: un viaggio senza ritorno oltre la morale umana.Ma quella volta – avevi nove anni – mi hai fatto arrabbiare così tanto, Eve. Tutto il mio amore si è trasformato in rabbia quella volta. Quella notte. Quella notte ti ho tolto tutta la purezza di cui ero schiavo. Quella notte ti ho squarciato. Da allora non sono più riuscito a smettere. E così hai iniziato a svegliarti urlando terrorizzata. Non riuscivi più a fare pipì. Non riuscivi più a mangiare, a lavarti, a parlare. Eri come morta.Poi un giorno ti sei tagliata i capelli e ti sei messa a vestirti come un ragazzo. Sei diventata brutta. Io ti avevo sfigurata, e il risultato mi disgustava. Ho cominciato a insultarti e a picchiarti, a prenderti a schiaffi , a pugni, a cinghiate. Ho stretto le mie mani intorno al tuo collo quasi fino a strangolarti. Ti ho sbattuto la testa contro il pavimento quasi fino a romperla. Ti ho buttato giù dalle scale. Volevo spezzarti, distruggerti, devastarti. Volevo eliminare la testimone delle mie nefandezze.Io ti ho ucciso, Eve. Io, tuo padre. Eppure tu sei sopravvissuta. E ora che sono morto, finalmente riesco a dire la verità, tutto quello che i vivi non possono dirsi. Ora confesso e ti chiedo scusa. Le scuse che hai aspettato per tutta la vita. Ma quanti uomini, quanti padri hanno mai chiesto scusa? Prestami la voce, Eve, per chiederti scusa. Di’ tu la verità per me. La verità rende liberi. Liberati, Eve, liberati finalmente di me.