Con una satira pungente, l'autrice racconta gli aneddoti della sua esperienza come barista, e quelle che seguono sono le sue considerazioni finali.
Il vaso è stato scoperchiato...la brocca è traboccata...il fiume è straripato!
I bar dovrebbero essere considerati "patrimonio dell' umanità locale" e preservati dall'estinzione come i panda a suo tempo perchè in quest'epoca storica di "navigatori della rete", dove i contatti umani e le relazioni, buone o cattive che siano, sono sempre più rarefatti e artificiali, il bar rimane il luogo di aggregazione per eccellenza.
Uomini si mescolano a donne, giovani si mescolano ad anziani, si mescolano le idee politiche e religiose, si mescolano le lingue, si mescolano le abitudini e le culture.
Il bar è l'impastatore sociale, l'ultimo baluardo per agevolare l'integrazione tra le persone, grazie alla sua neutralità.
Nell' attesa che qualche avventore decida di scrivere a sua volta un libro sulle bariste sclerotiche, è ora che io mi congedi con un "...Dio salvi i bar...e le bariste sull'orlo di una crisi di nervi!...".